Il Sergente Di Fuoco Italian Movies
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Il brano accompagna tutti i momenti drammatici del film: tanto il tormento di Will Kane quanto l'apprensione di Amy Fowler, interpretati magnificamente da Gary Cooper e da Grace Kelly. Cooper è stato uno degli attori più importanti dell'epoca d'oro di Hollywood: più semplicemente, una leggenda del cinema. Candidato cinque volte dall'Academy, dopo la statuetta per Il sergente York (1941) ottenne il secondo Oscar proprio per Mezzogiorno di fuoco, entrando definitivamente nel mito del grande schermo. Il film venne complessivamente nominato in sette categorie, affermandosi anche nel montaggio e proprio nella canzone e nella colonna sonora, due capisaldi del western americano. Le altre candidature andarono al film, alla regia di Zinnemann e alla sceneggiatura di Foreman, che trasse la scrittura dal racconto The Tin Star di John W. Cunningham.
21 marzo [1941].ll ghibli, verso le quattro, era aumentato. Destai i militari del rincalzo di settore, ch'erano assopiti, e feci chiamare il tenente Cribari e il sottotenente Rossett, che avevano comandato i disciolti reparti libici ed erano rimasti alle mie dirette dipendenze, perché eseguissero a turno il servizio dei posti di sbarramento e delle colonne celeri. Intanto, accompagnato dal mio attendente caporale libico Califa, inizia la ispezione dei posti avanzati del caposaldo uno.Verso le cinque, improvvisamente, contro il caposaldo si scatenò un uragano di fuoco. Le granate provenivano da sud, sud-est e nord-est, e l'intero caposaldo era investito. Uomini e armi in postazione furono colpiti. Durante quarantacinque minuti le postazioni furono bersagliate dal tiro di non meno di quaranta cannoni da 88/27, che spararono oltre diecimila colpi, e da quello di numerose bocche da fuoco di piccolo calibro e mortai da 81.I nostri pochi cannoni da 77/28 e da 47/32 rimasti efficienti risposero, colpendo le truppe pronte sulla base di partenza.Attendevo, sperando in una pausa, ma a un certo punto la sempre crescente intensità del fuco non mi lasciò alcun dubbio sull'imminente attacco nemico. Ritornai al posto di comando. Chiamai al telefono, ma tutte le linee, ad eccezione di quella del capitano Caccamo, comandante del caposaldo numero uno, erano state interrotte dal tiro. Inviai perciò presso ogni comandante dei portaordini, con l'ordine che si tenessero pronti. Incaricai i tenenti Cribari e Rossett di preparare il rincalzo.Telefonai al capitano Caccamo e gli dissi che la minore intensità di fuoco contro la \"ridotta vecchia\" mi faceva supporre che in quel settore vi fossero già truppe nemiche avanzate. Ritenevo, perciò, che lo sforzo principale sarebbe stato effettuato in quella direzione.Alle cinque e quarantacinque, quando avevo appena finito di dare gli ordini, il tiro venne allungato contro i capisaldi numero due e numero quattro. Subito dopo, un grosso reparto riuscì a rompere tra i capisaldi numero uno e numero due, e si portò decisamente sul rovescio del caposaldo numero uno (nei pressi del comando di settore). Era ancora un po' buio quando gli assalitori, gridando come forsennati, aprirono il fuoco contro il posto d comando, e dopo una scarica d bombe a mano, si lanciarono all'assalto.Le nostre mitragliatrici investirono il reparto nemico, obbligandolo ad arrestarsi. Lanciai al contrattacco il sottotenente Napoleone Di Vincenzo, comandante di uno dei plotoni di rincalzo, che riuscì a respingere l'avversario. Nuovi attacchi in quella direzione furono sempre stroncati. Il nemico attaccò in forze contemporaneamente l'intero caposaldo numero uno, da sud e da sud-ovest.Come avevo già previsto, bisognava difendersi da tutti i lati.Fermi ai loro posti, i difensori opposero salda resistenza nonostante i frequenti inceppamenti delle armi automatiche, causati dalla sabbia del ghibli, che bloccava gli otturatori.Anche la visibilità era sempre più limitata.Le spinte nemiche, appoggiate dal fuoco di tutte le armi, che tenevano le nostre posizioni sotto una continua pioggia di proiettili, si susseguirono senza sosta. I cannoni da 47, rimasti efficienti, sparavano alle minime distanze tra i varchi aperti nel reticolato.Gli aeroplani, volando a bassa quota, bombardavano e mitragliavano.Alla fine il nemico riuscì ad infiltrarsi anche tra i capisaldi numero uno e numero quattro; ma l'intervento di una parte del rincalzo lo fermò.Verso le sette e trenta la lotta si accese anche davanti ai capisaldi due e quattro. Ad eccezione del caposaldo numero tre, tutta la rimanente fronte della difesa era premuta dalle forze nemiche che tentavano di rompere il cerchio. Ma diventò più violenta nel caposaldo numero uno. Verso le otto, il nemico irruppe in parecchi punti dello stesso caposaldo. Occorreva impedire che esso dilagasse.Due plotoni del rincalzo di settore, ho già detto, erano impiegati, uno per impedire che fossero presi alle spalle i difensori del caposaldo numero uno, l'altro per stroncare il tentativo di irruzione tra i capisaldi uno e quattro. Questi reparti, con ripetuti assalti, erano riusciti allo scopo.Avevo perciò alla mano solamente i libici. Li lanciai contro i reparti penetrati da sud-est, e che erano giunti al comando tattico di settore, dove non c'era nessuno, perché anche i portaordini erano stati impiegati sul rovescio della posizione.Ormai tutto era gettato nella lotta. I difensori del caposaldo, stretti da vicino e accerchiati nelle loro postazioni, si opposero fino a che ebbero esaurito le bombe a mano. Si difesero poi con le baionette.Gli altri capisaldi cercarono di dare il migliore appoggio con il loro fuoco, fino a quando anch'essi non furono investiti direttamente.Mentre il combattimento continuava nel caposaldo numero uno, nuove forze attaccavano il numero due. Reparti, nemici, appoggiati dall'artiglieria, attraversando a sbalzi il vecchio campo d'aviazione (lato Fredga), si portarono a contatto di quest'ultimo caposaldo.Vennero fermati dal tiro delle nostre armi che, malgrado i continui inceppamenti, riuscivano a far partire delle raffiche.Il tenente Migliorini dalla Gara del Diavolo prendeva d'infilata, con la sua mitragliera da 20, le truppe annidatesi nel fosso anticarro. Sebbene minacciato da vicino, e battuto dall'artiglieria, continuò sino alla fine a tenere sotto il tiro il nemico, infliggendogli gravi perdite.I cannoni da 47 e le mitragliere da 20 del caposaldo numero due, rispettivamente al comando dei tenenti Bracci e Dragotti, non soltanto bloccarono il nemico, ma intervennero a favore del caposaldo numero uno.Anche i posti di sbarramento di Garet el Barud e di Garet el Cuscia erano stati attaccati all'alba, dopo forti concentramenti di artiglieria.Il posto di Garet el Barud respinse più volte l'avversario, finché una compagnia rinforzata da autoblindo riuscì a penetrare. La lotta era durata alcune ore.Cadde da eroe il sergente maggiore Burrasca. Altri soldati trovarono la morte in quel posto, che in dieci mesi di lotta il nemico non era riuscito a superare. Anche il posto di Garet el Cuscia, dopo una lunga resistenza, fu sopraffatto.Alle nove e trenta, sebbene il nemico fosse riuscito a occupare la ridotta vecchia e le alture più elevate del caposaldo numero uno, installandovi mortai da 81, pezzi di piccolo calibro e cannoni contraerei, la lotta continuava, ed era sempre più accesa.Le infiltrazioni nemiche tra le varie postazioni avevano spezzato in più punti la linea di resistenza, obbligando i difensori a combattere isolatamente.Le mitragliatrici, sempre a causa del ghibli, non funzionavano più.Esaurite le bombe a mano, non rimasero che i fucili e le baionette.Le perdite erano gravi da ambo le parti; ma mentre noi non potevamo colmare i vuoti, il nemico continuava a gettare nella mischia truppe fresche.Il capitano Perricone, comandante della decima GAF, lottando in mezzo ai propri soldati, fu colpito a morte.Il sottotenente Donati, della stessa compagnia, pur essendo da un pezzo ricoverato all'ospedaletto da campo, per malattia, aveva voluto partecipare al combattimento, ed era rientrato il giorno precedente al suo reparto. Attaccato, lui pure oppose, con i pochi uomini al suo comando, tenace resistenza. Stretto sempre più da vicino, passò al contrassalto, finché in un disperato corpo a corpo morì.Il plotone del tenente Mattia (decima GAF), dislocato sul tratto sud-ovest del caposaldo, fu investito ripetutamente. I fanti, dopo aver reagito col fuoco dei propri fucili, passavano al contrassalto, allargando la morsa. In un successivo contrassalto il tenente Mattia fu pure ucciso.Nei pressi della ridotta vecchia erano il plotone del tenente Morello, già dei disciolti reparti libici, ed in servizio presso la decima GAF, e il plotone della terza GAF, precedentemente a disposizione del comando di settore quale rincalzo.Questi due reparti respinsero valorosamente tutti gli attacchi, mentre li appoggiava la mitragliera da 20 del sergente Osso, della ventisettesima batteria, ch'era in posizione avanzata tra i capisaldi uno e due. Gli uomini del bravo sottufficiale furono i primi ad essere investiti. Si difesero prima con le bombe a mano, poi con le baionette. Nessuno degli artiglieri rimase illeso. Il caporal maggiore Mancuso, dopo aver consumato tutte le munizioni, guidò i propri uomini al contrassalto e cadde in un corpo a corpo. Anche il sergente osso fu ferito gravemente. Dopo di che, il nemico oltrepassò la posizione.Il tenente Morello, completamente accerchiato, passò più volte al contrassalto., Fu visto incitare i suoi soldati, ma a un certo punto scomparve, e nessuno seppe più nulla di lui. Dopo il combattimento non fu possibile fare ricerche. Certamente egli ora riposa tra le sabbie del caposaldo numero uno, in mezzo ai suoi soldati.Anche il plotone della terza GAF si difese eroicamente. Caddero alcuni soldati, e il sergente comandante del plotone fu ferito.Superate le posizioni avanzate, il nemico irruppe nell'interno del caposaldo numero uno, investendo le postazioni dei cannoni da 47, al comando del tenente Ennio Goduti e del sergente Binda Di Fal